La vicenda è iniziata lo scorso 7 marzo quando all'improvviso, per un periodo di tempo variabile e solo in alcune zone del mondo, il social network è diventato irraggiungibile. La mancanza di informazioni ufficiali ha innanzitutto spinto gli utenti a spostarsi verso altri canali - Twitter in primo luogo, ma anche Google+ - in cerca di indicazioni sulle cause del disservizio.
Mentre il problema sembrava sempre più vasto - arrivando a coinvolgere l'intera area EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa) - l'hashtag #facebookdown si riempiva di illazioni ma anche di battute.
Tra le seconde, quelle di chi ipotizzava scenari di «panico negli uffici, impiegati costretti a lavorare» e quelle di chi accoglieva i profughi di Facebook con bonomia: «Twitter sistema sacchi di sabbia... paura profughi di #facebookdown. Ma no, venite, dovete solo scrivere piccolo piccolo».
Per quanto riguarda le illazioni, invece, accanto a chi pensava a un semplice disservizio c'è stato anche chi temeva che il blackout di Facebook fosse dovuto a un attacco da parte del collettivo Anonymous.Altri ancora contavano su un aumento improvviso del PIL nazionale grazie alla sparizione del social network, mentre qualcuno scherzosamente ipotizzava un colpo di mano planetario a opera della Lega nord della Lombardia.
L'attacco avrebbe fatto parte di una fantomatica Operation: Facebook, analoga alla Operation: Payback condotta tempo fa contro Visa e Mastercard.
L'ipotesi ha preso via via sempre più forza grazie ad alcuni account fasulli su Twitter che, fingendo di rappresentare Anonymous, si attribuivano la paternità del blackout di Facebook, finché il vero collettivo ha deciso che non ne poteva più e ha smentito direttamente le voci circa un proprio coinvolgimento.
Nessun attacco quindi, ma un semplice - per quanto esteso - problema tecnico è stato alla base di tutte le difficoltà.
Ciò è stato poi confermato direttamente da Facebook in una nota ufficiale: «Oggi abbiamo avuto difficoltà tecniche che hanno reso inaccessibile il sito per un certo numeri di utenti in Europa» ha segnalato il sito spiegando poi che «il problema è stato risolto e tutti dovrebbero ora essere in grado di accedere al sito. Ci scusiamo per l'inconveniente».
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